Giovedì, 20 Settembre 2012 12:48

Si puo' uscire dalla crisi?

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                                                        SINTESI DELLA SITUAZIONE ATTUALE: IL PARERE DI CONFIMPRESA      

Vogliamo sperare, come la quasi totalità del popolo italiano spera, che l'Italia si stia mettendo nelle condizioni di uscire da questo tunnel, questa crisi che l'attanaglia: ma si tratta – a nostro avviso - di un percorso ad ostacoli.

Quello che è certo è che nel nostro paese la recessione è iniziata oramai da quasi cinque anni, che il livello del Pil a metà 2012 è risultato inferiore del 7 per cento rispetto a quello del 2007. Ma quello che ci spaventa più di tutto è che abbiamo circa un milione di disoccupati in più di cui, tenendo conto che ,solo tra gennaio e giugno di quest'anno, oltre 14.000 imprese del settore dei pubblici esercizi, con particolare riguardo al settore della ristorazione hanno cessato di esistere, contribuendo in maniera sostanziosa a determinare detto numero di disoccupati. Le esportazioni sono l'unica componente della domanda che in questa fase ha tenuto, mentre tutte le voci della domanda interna hanno ceduto vistosamente. In prospettiva, le esportazioni dovrebbero mantenersi lungo una tendenza crescente, ma certamente non rappresentano un fattore di accelerazione del ciclo italiano. Anche la riduzione dello spread ci dice che il clima generale sui mercati è migliorato, allontanandoci dagli scenari più rischiosi, anche se al momento il livello di tale differenziale resta elevato e insufficiente per determinare una normalizzazione delle condizioni di accesso al credito.

Pare certo che non ci sarà crescita neppure per il prossimo anno: il 2013 vedrà un ral-lentamento della crisi, ma il Pil sarà ancora negativo, così come la spesa delle famiglie, mentre il tasso di disoccupazione arriverà a quota 11,1%. Ancora deboli gli investimenti. Il dibattito delle ultime settimane ha affrontato la questione delle possibilità di ripresa dell'economia italiana,di cui lo scenario di contesto alla base dell'evoluzione recente è definito da crisi finanziaria e stretta fiscale.

Gli addetti del settore hanno proceduto e stanno provvedendo a fare una valutazione delle condizioni e delle prospettive sulla base degli indicatori congiunturali, valutazione che, al momento, non può fornire supporto alle tesi superottimiste, ma certamente alcuni dati fanno sperare, anche se la strada è molto impervia.

Occorre – a nostro modo di vedere - i sciogliere almeno cinque nodi fondamentali:

1) l'impulso negativo del fisco; 2) l'accesso al credito bancario; 3) il rientro dal debito pubblico; 4) il rilancio dei consumi; 5) l'emergenza lavoro ed occupazione.

Quanto al fisco va detto che Il 2012 si presenta come l'anno di massima restrizione fiscale per l'economia italiana. L'insieme di manovre varate nel 2010 e nel 2011 sta producendo i propri effetti in misura più intensa quest'anno. Ma l'impulso fiscale anche nel 2013 resta negativo, quindi eventuali ulteriori misure di segno restrittivo potrebbero essere accolte molto sfavorevolmente, soprattutto dalle famiglie, con effetti penalizzanti sul clima delle aspettative. In particolare, svolgerà un ruolo importante il materializzarsi effettivo del-l'ipotesi di un ulteriore aumento delle aliquote dell'Iva.

Per quello che concerne l'accesso al credito - nodo questo che più da vicino ci interessa ed interessa gli operatori dei settori che rappresentiamo – va detto che una delle caratteristiche della crisi in corso è rappresentata dalla divaricazione del livello dei tassi d'interesse fra i diversi paesi europei. Il canale di trasmissione della politica monetaria è quindi interrotto per i paesi in crisi perché non funziona più il sistema bancario.

La crisi finanziaria ha comportato forti perdite per i bilanci delle banche che hanno anche registrato un aumento del costo della raccolta. A sua volta ciò si è tradotto in una fase di razionamento del credito al settore privato. Per l'economia italiana, tradizionalmente caratterizzata dal canale bancario come fonte di finanziamento privilegiata per le imprese data la scarsa propensione alla quotazione sul mercato azionario e i tradizionali limiti all'autofinanziamento, ne consegue un drastico cambiamento di regime rispetto alle tendenze prevalenti sino a pochi mesi fa. Questo vale anche per il credito alle famiglie, in considerazione del fatto che, rispetto ad un anno fa, prevalgono valutazioni decisamente più caute in relazione alle prospettive del mercato immobiliare, e questo condiziona i criteri di erogazione dei mutui.

Per quello che riguarda il debito pubblico, va rilevato come, per condurre i conti pubblici italiani lungo il sentiero di rientro, sono state varate una serie di manovre correttive già a partire dal 2010; nuove misure sono state poi adottate nel corso dell'estate del 2011, cui si è infine sommata la manovra del Governo Monti a fine 2011, che ha dovuto rafforzare gli interventi già varati dal precedente Governo. E' stato anche avviato il processo che dovrebbe portare ad una riorganizzazione e revisione della spesa. Noi auspichiamo che si riesca veramente ad aggredire i nodi degli sprechi, dei costi della politica, delle tante inefficienze per ridimensionare il peso eccessivo del settore pubblico.

Il rilancio dei consumi è – a nostro modo di vedere – l'aspetto che merita ogni canale preferenziale, in quanto è da ritenere vitale per una "concreta uscita dalla crisi".

La politica fiscale ha messo sotto pressione i bilanci familiari, favorendone la riduzione del potere d'acquisto., ma anche la domanda di lavoro ha iniziato a decelerare,rendendo più precarie le prospettive di molti nuclei familiari. Gli aumenti dell'inflazione legati al rincaro del prezzo del petrolio, ma anche ai diversi provvedimenti di politica di bilancio, hanno eroso il potere d'acquisto in una fase in cui i salari stavano già decelerando. Le famiglie hanno quindi registrato un nuovo abbassamento del loro potere d'acquisto e, questa volta, la riduzione del reddito disponibile si è trasferita sui livelli di consumo immediatamente.

Per quanto attiene all'emergenza lavoro e alla disoccupazione, rimarchiamo da queste pagine, come non si possa prescindere, per ottenere risultati nel breve termine, da un intervento sostanzioso e mirato del "rilancio del turismo", un settore che potrebbe intercet-tare flussi di domanda internazionale. E' notorio come i "bel paese" abbia un forte vantaggio competitivo in questo campo, legato al suo patrimonio naturale ed artistico, alla collocazione geografica, ai fattori climatici, le cui potenzialità in termini di sviluppo del turismo non sono ancora state sfruttate che in minima parte. Va preso atto, però, che gli interventi fin qui attuati, anche in questo settore,non hanno determinato un "saldo turistico" migliorato , almeno nel corso dell'ultimo anno, nonostante la crisi. Tutto questo rivela – secondo il nostro modo di vedere - problemi strutturali della nostra industria turistica, che di fatto non riesce a rilanciare sugli arrivi dall'estero in una fase di difficoltà della nostra domanda interna.

Come è possibile "uscire dalla crisi"? Noi proponiamo, innanzitutto,di dare vita ad una politica orientata alla crescita generale del sistema Italia.

Di cercare di ribaltare le tendenze dell'economia, procedendo con provvedimenti mirati ad accelerare la crescita, dotandoli di maggiore sostegno e facendo sì che siano più incisivi, per riuscire , nel breve periodo, ad eliminare il segno "meno" dalla dinamica del prodotto. Vogliamo ricordare, prima a noi stessi e poi a quanti ci leggono, che, con la collaborazione delle parti economiche e sociali si sono già superati altri momenti difficili. Per questo pensiamo non sia impossibile intraprendere questo nuovo percorso che porti l'Italia fuori dal tunnel.

Confimpresa Molise

Luigi Zappone

Confimpresa Regionale Molise

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